Una volta erano le barrette sostitutive del pasto. Poi sono arrivate le farine, le bevande, gli smoothies, i frullati energetici che i patiti del fitness e della forma fisica hanno iniziato a consumare per migliorare le prestazioni sportive e agevolare la crescita muscolare. E che gli influencer del settore hanno in parallelo preso a promuovere massicciamente sui loro canali social, spesso dietro accordi commerciali – dichiarati – con le aziende specializzate.
In realtà, tecnicamente, un alimento proteico è definito tale perché dei suoi macronutrienti tra il 10% e il 25% sono proteine. Lo sono quindi la carne, il pesce, le uova, il latte, ma anche i legumi, sebbene in quantità minore e in forme assimilabili in modo diverso, che non a caso insieme alla frutta secca sono una delle fonti privilegiati da chi segue un regime vegetariano o vegano che esclude totalmente o parzialmente fonti di origine animale.
Ce ne sono inoltre alcuni la cui concentrazione di aminoacidi essenziali avviene tramite procedure produttive e stagionatura (succede per alcuni formaggi, per i salumi e lo yogurt greco), e infine, tra quelli entrati più recentemente nel carrello della spesa “generalista”, la soia e i suoi derivati (leggi: tofu), il tempeh, il seitan, il muscolo di grano (a base di glutine), le tanto dibattute farine di insetti, la carne coltivata.
Analisi di Mercato e Strategie di Marketing per gli Alimenti Proteici
Con questo articolo si evidenzia chiaramente come il mercato degli alimenti proteici stia crescendo a un ritmo notevole sia a livello globale che nazionale, con una particolare enfasi sui dati di mercato e le tendenze di consumo. Per un’agenzia di comunicazione specializzata in food marketing, queste informazioni rappresentano una miniera di opportunità e sfide che meritano un’analisi approfondita.
Marketing e target per gli alimenti proteici
Per quanto riguarda le strategie di marketing, è fondamentale segmentare il mercato e definire un target specifico. I fitness enthusiasts e gli atleti sono come detto i principali consumatori di alimenti proteici. Le campagne pubblicitarie dovrebbero continuare a rivolgersi a loro, sottolineando i benefici in termini di prestazioni sportive e recupero muscolare. Inoltre, il crescente interesse verso una dieta ricca di proteine per migliorare la salute generale offre un’opportunità per educare e attirare un pubblico più ampio, incluse famiglie e anziani.
Con l’aumento della popolarità delle diete a base vegetale, i prodotti proteici derivati da fonti non animali, come il tofu, il seitan e le proteine dei legumi, devono essere promossi come alternative sostenibili e nutrienti.
La ricerca sui cibi ad alto contenuto proteico: ulteriori benefici
Innovare e fare ricerca su questi prodotti è un altro aspetto cruciale. Sviluppare alimenti funzionali che non solo siano ricchi di proteine, ma che offrano anche benefici aggiuntivi, di supporto al sistema immunitario o alla salute dell’apparato digerente, può differenziare un marchio in un mercato affollato. La creazione di snack proteici pratici, come barrette, cracker e bevande pronte, risponde alla domanda crescente di prodotti che si adattino a uno stile di vita frenetico.
Costruire campagne di comunicazione mirate
Per quanto riguarda la comunicazione e il brand positioning, le campagne dovrebbero puntare a educare i consumatori sui benefici delle proteine, spiegando chiaramente le differenze tra proteine animali e vegetali, e l’importanza di leggere le etichette per evitare additivi non necessari. Promuovere l’uso di fonti proteiche sostenibili e i benefici ambientali delle proteine vegetali può attrarre i consumatori più attenti all’ecologia.
Il ruolo degli influencer
Le collaborazioni e l’influencer marketing giocano un ruolo chiave. Collaborare con nutrizionisti e medici per avvalorare la qualità e i benefici dei prodotti può aumentare la fiducia dei consumatori. Continuare a coinvolgere influencer e atleti per promuovere i prodotti sui social media, sfruttando il loro seguito per raggiungere un pubblico più vasto, è altrettanto importante.
Il mercato estero degli alimenti proteici
Negli ultimi anni il mercato globale degli snack che sull’etichetta recano un quantitativo proteico “maggiorato” ha conosciuto una notevole espansione in tutto il mondo. Lo spiega in modo dettagliato Food Web (qui) citando Future Market Insights, che in un’analisi di poco tempo fa parla di una prospettiva di fatturato pari a 10 miliardi di dollari entro il 2032, con un aumento del 144% rispetto ai 4,1 miliardi del 2022.
Il Nord America domina con il 41% del mercato, ma anche Medio Oriente e Africa mostrano un grande potenziale di crescita, specialmente perché si tratta di cibi dove la concentrazione di nutrienti potrebbe combattere significativamente la malnutrizione. Diverse aziende infatti collaborano con governi e Ong nel progetto “Zero Hunger”, il “goal” numero due dei 17 previsti nel 2015 nel piano Sustainable Development delle Nazioni Unite (per approfondire date un’occhiata qui) arricchendo i prodotti alimentari con proteine, vitamine e minerali.
La crescita della domanda in Italia
Il mercato italiano sta altresì dimostrando una crescita significativa nella domanda di questo tipo di alimenti. Secondo l’Osservatorio Immagino GS1 Italy, le vendite sono aumentate del 5%, con un giro d’affari cresciuto del 20% fino a circa due miliardi di euro. La domanda è cresciuta dell’8%, con un’offerta aumentata dell’11%. Sempre più italiani insomma preferiscono una dieta ricca di proteine per migliorare forma fisica e salute.
Secondo una ricerca di Gfk Italia, poi, 7,4 milioni di famiglie hanno acquistato alimenti proteici nel 2022, con una penetrazione del mercato passata dal 7% nel 2020 al 29% nel 2022. I dati di ricerca sul web d’altronde confermano questa tendenza.
Un report di Brandwatch ha rivelato che nel 2023 la ricerca online dei termini “alto contenuto proteico” ha raggiunto il picco massimo degli ultimi cinque anni. Il numero di utenti che parlano di questi argomenti online è cresciuto del 32% rispetto al 2022, e i Millennial sono la generazione più coinvolta: il 52% delle menzioni sul web proviene da persone tra i 25 e i 40 anni. Da qui la prospettiva di notevoli opportunità per molte aziende alimentari, che possono ampliare e diversificare le loro linee di prodotti per soddisfare le diverse esigenze dei consumatori.
Assicurarsi che questi prodotti siano facilmente disponibili nei supermercati, negozi di alimenti naturali e online può aumentare significativamente le vendite. Investire in campagne informative che spieghino i benefici di una dieta proteica bilanciata può aiutare a combattere la disinformazione e promuovere un consumo responsabile.
I tipi di alimenti proteici
Sugli scaffali dei supermercati d’altronde ormai ne troviamo di ogni genere e fattura. Non solo yogurt e barrette, ma anche pancake, frullati, cracker, piadine, yogurt greco, formaggi stagionati e snack a base di legumi. Molti marchi della GDO hanno integrato la produzione con linee “high protein” dove figurano prodotti a contenuto proteico potenziato, spesso con confezioni che richiamano uno stile di vita sportivo. Alcuni sono arricchiti con proteine del latte, siero di latte, proteine vegetali e farine di legumi, e qualche volta pure additivi, edulcoranti e stabilizzanti: le etichette parlano chiaro, basta imparare a leggerle.
Ma l’industria alimentare ha fatto un ulteriore passo in avanti investendo anche in cibi naturalmente ricchi di carboidrati o zuccheri, come pasta, pane, biscotti (addizionati spesso con farina di legumi e/o semi oleosi) e bevande. In ambito sportivo rimangono le proteine in polvere sia da fonti animali, come latte, uova e carne, che di origine vegetale, cui si aggiunge il sottoinsieme dei cosiddetti superfood, uno su tutte l’alga spirulina.
Utilità effettiva e opportunità secondo la comunità medica
Secondo il dottor Alberto Croci, esperto in nutrizione del Centro Medico Santagostino, che ha di recente rilasciato un’intervista a Vanity Fair, l’aspetto più importante risiede nel consumo consapevole e in una dieta equilibrata, senza quindi dimenticare gli alimenti proteici naturali e di leggere attentamente le etichette per rendersi conto della presenza di additivi ed educoranti. Stefania Ruggeri, nutrizionista e ricercatrice del Crea-Alimenti e nutrizione, dal canto suo, sul Fatto Alimentare (qui) ribadisce l’importanza di una dieta equilibrata, e che un’overdose di proteine, anche nei bambini e specie nei paesi occidentali dove il loro consumo supera spesso il fabbisogno, può avere delle controindicazioni. I livelli raccomandati di energia e nutrienti (Larn), redatti dalla Società italiana di nutrizione umana, stabiliscono infatti in 0,9 g per chilogrammo di peso corporeo la quantità di proteine idonea per un adulto sano. Eccezioni ce ne sono, per esempio gli anziani, soggetti fisiologicamente alla perdita di massa muscolare e quindi bisognosi di un’integrazione proteica e vitaminica nella dieta.
Un approccio integrato per una comunicazione funzionale
In conclusione, quindi, quello che emerge da dibattiti e inchieste in merito (l’ultima in ordine cronologico quella di Gambero Rosso, qui), è un parziale sì agli alimenti proteici, purché non ultraprocessati e consumati in relazione al proprio reale fabbisogno.
Sul piano del marketing, inoltre, l’agenzia deve adottare un approccio multifaceted che integri innovazione di prodotto, educazione del consumatore, e strategie di marketing mirate. Posizionando i prodotti come salutari, convenienti e sostenibili, l’agenzia può aiutare i propri clienti a distinguersi in un mercato in rapida evoluzione.